"Tanto sono piccoli", quante volte abbiamo sentito questa frase. Magari l'abbiamo anche pronunciata. Eppure apre la strada a moltissimi errori nel nostro modo di relazionarci con i bambini nei primi anni di vita.
Insieme alla nostra Barbara Rossin, coordinatrice del nido di Gattinara e formatrice, scopriremo che molto spesso i bambini comprendono più di quanto crediamo e sanno esprimersi in un italiano più ricco di quello che spesso noi adulti usiamo per parlare con loro.
In questo episodio:
00:00 Introduzione
04:52 Perché è sbagliato dire "Tanto sono piccoli!"
12:11 Come stimolare le capacità linguistiche
17:40 I bambini crescono con l'esperienza quotidiana
26:41 Un'attività per allenare l'intelligenza numerica
37:06 Due attività per allenare il problem solving
44:26 Alcune attività per allenare la manualità
51:25 Attività per collegare quantità e numeri e allenare la memoria
Oggi sappiamo quanto sono importanti i primi anni di vita per sviluppare armoniosamente le capacità di un bambino (e poi di un adulto). Per questo la frase "Tanto sono piccoli!" fa arrabbiare Barbara Rossin, coordinatrice del nido di Gattinara e formatrice: "Più accumulo esperienza come educatrice, - racconta, - più mi fa arrabbiare. I bambini piccoli non sono piccoli, tutto ciò che saranno da adulti si marca in tenera età. A partire dallo sviluppo dell'intelligenza numerica, del linguaggio e delle capacità motorie fino ad arrivare alla costruzione del sé e allo sviluppo emotivo. Tutti questi apprendimenti sono collegati tra loro ed è importante che gli adulti ne siano consapevoli e inizino a stimolarli fin da subito. Più stimoli un bambino riceve, più sviluppa le connessioni neurali".
Per prima cosa è importante farsi un'idea di quali sono le capacità di un bambino nei primi anni di vita. Se da un lato è un errore pensare che sono troppo piccoli per capire, dall'altro non si deve nemmeno pensare che capiscano tutto. Fin da subito, anzi fin dalla gestazione, un bambino è pronto ad apprendere. Ma è importante che apprenda attraverso l'esperienza concreta, non attraverso concetti astratti (la capacità di ragionare in astratto arriverà crescendo).
"Quando mio figlio Riccardo era piccolo, - racconta Barbara, - ho discusso spesso con mia mamma sul linguaggio da usare per relazionarsi con lui. Mia mamma gli diceva frasi come: 'Hai visto la cocò?'. Le ho spiegato che usando un termine più simpatico per descrivere una gallina non stava facendo un favore a suo nipote. Perché crescendo avrebbe dovuto capire da solo che quell'animale si chiama 'gallina' e che la gallina fa coccodè".
Ovviamente il problema non è il linguaggio che usano i nonni con i nipoti, è importante chiarirlo. I problemi sorgono quando i bambini sono immersi in ambienti troppo poveri di parole. È importante usare parole precise e un linguaggi "da adulti" fin da subito perché questo facilita lo sviluppo linguistico.
Questo ci mostra che molte volte tutto quello di cui abbiamo bisogno è intorno a noi. Spesso non servono materiali didattici o artefatti per creare un ambiente stimolante: in questo caso basta impegnarsi a usare un linguaggio più ricco. "Siamo così impegnati a cercare su internet il miglior gioco per sviluppare l'intelligenza di nostro figlio, - commenta Barbara Rossin, - che non ci accorgiamo di avere già tra le mani tutto l'essenziale".
È importante anche lasciare ai bambini dei momenti per sé: "Cerchiamo in tutti i modi di non far mai annoiare i nostri figli, di dargli sempre delle nuove attività da fare. E crescendo questa tendenza a occupare tutto il tempo a disposizione diventa sempre più esasperata. Ma in realtà l'intelligenza si forma anche nei momenti dove un bambino ha dei momenti per sé, dove non ha niente di strutturato da fare e ha la possibilità di usare la sua creatività liberamente. Questi momenti sono cruciali per sviluppare il sé".
Con i bambini più piccoli non esiste la possibilità di programmare le attività. Una volta anche al nido esisteva una programmazione, ma oggi è più importante avere bene in mente le capacità da sviluppare e lasciare che siano i bambini a guidarci nel progettare le attività. Sono loro che ci mostrano di cosa hanno bisogno, basta osservarli e capire cosa è più urgente per loro imparare in questo momento.
In questa immagine si vede un'attività che simula una spesa. Serve ad allenare l'intelligenza numerica, senza ancora contare ma facendo stime e comprendendo la semantica del numero. L'intelligenza è una capacità innata, la scienza ha scoperto che già a sei mesi i bambini sanno discriminare le prime quantità. Per questo è importante allenarla già al nido, attraverso giochi e attività.
Nel dettaglio, il bambino nella foto ha due anni e mazzo. Quando abbiamo organizzato il mercatino, avevamo già allenato prima il riconoscimento di quantità e la stima, ad esempio mostrando due cerchi posati per terra con delle palline all'interno e chiedendo di indicare il cerchio con più palline. Col tempo siamo arrivati ad attività più complesse come questo mercatino. Ai bambini veniva chiesto di prendere i prodotti segnati sulla lista della spesa della mamma: ad esempio tre mele, due arance e un pesce.
Al nido l'obiettivo di un educatore dovrebbe essere stabilizzare il riconoscimento della quantità entro il tre, perché è un'abilità già presente a queste età. Ma se stimolati correttamente attraverso questo percorso possono arrivare a distinguere anche fino 12 quando contavamo le presenze: "Questo posso dirlo per esperienza personale, - dice Barbara Rossin, - ma è un'esperienza confermata anche da altre educatrice che si sono formate con me e con cui sono in contatto".
Questo significa che anche in casa, già a due anni e mezzo, possiamo chiedere ai bambini di prendere tre cucchiai per apparecchiare la tavola. Il momento del pasto diventa poi una straordinaria occasione di allenamento. Si possono contare i piatti e i bicchieri quando si apparecchia e si sparecchia e si possono dire frasi come: "Diamo una forchetta a ciascuno", scegliendo un termine specifico come ciascuno che poi incontreranno nei problemi matematici alle elementari.
In questo attività i bambini si trovano all'esterno, ricevono un albero disegnato su un foglio e gli viene chiesto di colorarlo. I bambini obiettano subito: "Ma non abbiamo i pennarelli". E qui inizia l'attività vera e propria, che consiste nel trovare una soluzione per colorare l'albero senza avere a disposizione pennarelli, pastelli o matite. Si tratta di un modo interessante e divertente per allenare il problem solving. La maestra fornisce solo della colla stick, per il resto devono usare la loro creatività: ad esempio sporcarsi le dita di terra e strofinarle sul foglio oppure incollare dei fiori.
Anche queste attività si possono replicare in casa. Si può togliere una sedia dal tavolo prima di un pasto e chiedere al bambino di trovare una soluzione per sedersi tutti. Sono attività che a partire dai due anni possono essere proposti perché già a questa età hanno la capacità di risolvere problemi.
Questa è un'altra attività di problem solving. L'obiettivo è trovare gli ingredienti giusti per preparare dei biscotti: i bambini hanno a disposizione diversi ingredienti, possono assaggiarli e devono riconoscere quali sono adatti ai biscotti, quali assomigliano di più al gusto dei biscotti che loro già conoscono. La bambina in alto a sinistra aveva appena assaggiato del sale e aveva capito, con l'esperienza, che non era adatto ai biscotti.
Avere un piccolo orto all'interno della struttura offre altre occasioni interessanti per allenare l'intelligenza numerica, il problem solving e introdurre vocaboli specifici collegati al giardinaggio. Inoltre consente ai bambini di allenare la loro manualità con oggetti veri, a volte umidi o sporchi di terra, tutte abilità che saranno fondamentali negli anni successivi per essere più pronti ad apprendere.
Questo bambino ha nove mesi. Sta giocando con della farina e dei contenitori di dimensioni diverse. In questo caso non si danno indicazioni, si lascia il bambino libero di giocare o gli si mostrano delle attività. Sarà lui che riempiendo e travasando si accorgerà che in alcuni contenitori ci sta più farina e allenerà la manualità. Questo fa capire che già a nove mesi i bambini possono allenare queste capacità.
Questa invece è un'attività che si può fare verso la fine del percorso, quando l'intelligenza di quantità è già stata allenata più volte e si vuole introdurre la corrispondenza tra quantità (cinque pallini) e segno grafico ("5").
Un'altra attività che offre molti spunti è il memory, che si può introdurre a 18 mesi con quattro tessere ed entro i tre anni si può arrivare a otto tessere. In realtà anche prima dei 18 mesi si può famigliarizzare con le tessere, magari senza proprio giocare a memory.
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