Due settimane fa abbiamo parlato di videogiochi e di come gestirli senza demonizzarli. In questo Approfondimento vogliamo fare qualcosa di un po' diverso dal solito: ci rivolgiamo direttamente ai ragazzi (genitori e insegnanti, ovviamente, possono ascoltarci e prendere spunto).
La domanda a cui rispondiamo è: come mantenere uno stile di vita sano ed equilibrato senza rinunciare alla propria passione per i videogiochi?
In questo episodio:
00:00 Introduzione
03:32 Lo scontro generazionale
13:28 La più grande paura dei genitori
18:42 I videogiochi sono pericolosi e danno dipendenza?
36:28 Come parlare di videogiochi con i propri genitori
Spesso mettiamo l'etichetta "pericoloso" a qualcosa che non conosciamo. Anche per questo ogni generazione ha i suoi punti di scontro tra genitori e figli: i figli fanno qualcosa di nuovo, i genitori pensano che sia pericoloso. Una volta era ad esempio la musica rock, oggi sono, tra le altre cose, i videogiochi.
Proviamo a fare questo esempio: tu, ragazzo, immagina di avere la responsabilità di guardare un fratellino piccolo o un altro bambino per qualche ora. Gli lasceresti usare un coltello affilato? Probabilmente no. Eppure alcuni pedagogisti, tra cui Maria Montessori più di un secolo fa, risponderebbero di sì. Questo perché è nella libertà che si impara ad esprimersi e si comprende il senso del rischio.
Questo esempio fa capire che per i genitori non è mai semplice capire quanta libertà lasciare ai figli. A maggior ragione quando non comprendono bene le attività che i figli svolgono e dunque provano paura. Una paura diffusa, ad esempio, è che i figli non riescano a concentrarsi sulle attività importanti per la loro crescita perché passano troppo tempo davanti ai videogiochi.
Il primo passo da fare è confrontarsi con i genitori affinché comprendano meglio che cosa sono i videogiochi. Ma anche i ragazzi devono riuscire ad alzare la loro conoscenza dei meccanismi alla base dei videogiochi quel tanto che basta per usarli consapevolmente e non lasciarsi trascinare dallo strumento.
Aumentare la consapevolezza da entrambe le parti è il modo migliore per abbassare rapidamente il livello dello scontro, evitare paure infondate o semplicismi, e trovare un punto di incontro.
Una delle più grandi paure che ogni adulto ha, da secoli, è che il ragazzo faccia degli errori irrimediabili. Magari degli errori che il genitore ha fatto da giovane e a cui non è riuscito a rimediare. Nel campo dei videogiochi tanti genitori hanno la paura, almeno in parte giustificata, che i figli si perdano di fronte allo schermo. Cioè che passino troppe ore al giorno attaccati ai videogiochi e non si ricordino di fare i compiti, di avere degli amici nel mondo reale, di uscire all'aria aperta, di muoversi... Insomma, che i figli vengano risucchiati in un mondo virtuale e si dimentichino di vivere in quello reale. E che dunque si perdano una parte importante della loro vita.
Queste paure sono, come dicevamo, almeno in parte giustificate. Ogni volta che appare sulla scena una tecnologia nuova porta con sé dei vantaggi, ma non è facile capire qual è il prezzo da pagare. Ad esempio, tutti gli strumenti tecnologici che hanno ridotto i nostri lavori manuali ci hanno permesso di avere più tempo a disposizione e di ridurre le attività fisicamente faticose. Ma oggi la scienza ha scoperto che le generazioni cresciute facendo meno lavori manuali hanno più difficoltà in matematica, perché le abilità matematiche sono connesse con la capacità di rappresentarsi mentalmente le dita (una capacità che fino a qualche decennio fa veniva allenata proprio con i lavori manuali).
Questo esempio ci fa capire che le paure per le novità non sono sempre infondate. Per placarle, però, basta dimostrare che il "vecchio" stile di vita non verrà del tutto soppiantato. Dunque voi ragazzi dovreste attivarvi per mantenere i vostri rapporti sociali nel mondo reale, muovervi regolarmente e restare al passo con la scuola: se questo avviene, e viene fatto notare ai genitori, è possibile trovare un punto di incontro.
Detto con altre parole: la tecnologia deve essere una fase in più, non un invece.
Peter Gray, uno dei più grandi psicologi del mondo, sostiene che i videogiochi violenti non sono pericolosi e non sono correlati con un aumento della violenza in chi li usa. A patto, ovviamente, di rispettare il limite di età. Alcuni giochi sono vietati ai minori di una certa età perché il cervello non ha ancora terminato di formarsi la capacità di distinguere adeguatamente realtà e finzione.
Peter Gray ci dice anche che i videogiochi non danno dipendenza, come fa invece il gioco d'azzardo. Questo perché i risultati positivi sono connessi con un aumento delle abilità del giocatore, mentre nel gioco d'azzardo la vittoria è affidata solamente al caso: è il fatto di essere sempre a un passo dalla vittoria, indipendentemente dalle abilità, a generare dipendenza. Tuttavia bisogna stare attenti a quando all'interno dei giochi sono incorporati degli elementi del gioco d'azzardo: il gioco richiede creatività? si può avanzare solo aumentando le abilità? Se la risposta è no, allora siete di fronte a un gioco che può generare dipendenza.
Conoscere queste strategie per tenere i ragazzi incollati agli schermi vi consente di non cadere nel tranello. E ha anche un altro vantaggio: spiegarli ai genitori dimostra la vostra consapevolezza sul tema.
Un altro problema è la gestione del tempo. Questo è un problema che non riguarda solo i videogiochi: leggere o andare in bicicletta per tutto il giorno è comunque un problema, anche se è meglio che stare seduti a giocare. Il punto, anche in questo caso, è scegliere consapevolmente. Se dedicare un'intera giornata a un'attività è una scelta, che viene magari compensata nei giorni successivi, non ci sono grandi problemi. Se invece si comincia a giocare la mattina e non ci accorge della giornata che vola via allora si instaura un rapporto non sano con i videogiochi.
Nell'approfondimento #28 avevamo citato uno studio di Cheryl Olson del Massachusetts General Hospital, condotto su oltre 1.200 adolescenti. Lo studio ha evidenziato che una delle principali motivazioni per cui i ragazzi passano il tempo ai videogiochi è che sono l'unico modo per sentirsi liberi di esprimere sé stessi ed esplorare.
Questo è una grande peccato. Gli adulti devono riuscire a costruire un mondo dove i ragazzi sono più liberi di esprimersi, ma i ragazzi non devono arrendersi: i videogiochi non sono l'unico modo per sentirsi liberi, pretendete la vostra libertà esprimendo i vostri bisogni e dimostrando la vostra consapevolezza.
Un problema enorme connesso con l'uso dei videogiochi è la privazione del sonno. Nell'approfondimento #18 abbiamo visto tutte le conseguenze della privazione di sonno sulle capacità di restare attenti, sull'umore e sulla brillantezza (tra le altre cose). Per questo i videogiochi andrebbero limitati il più possibile nelle ore serali e, in ogni caso, non bisognerebbe andare a dormire subito dopo aver smesso di giocare. Purtroppo la presenza di consolle, televisioni e computer nelle camere dei ragazzi rende più grave questo problema.
Ci sono ragazzi che passano la notte a giocare, magari perché gli avversari che sfidano online si trovano dall'altra parte del mondo. Ecco, questo va decisamente evitato perché genera problemi che si ripercuotono enormemente sull'andamento scolastico e sull'umore.
Quando emerge una novità come i videogiochi (ma vale anche per i social network o il metaverso, se questa sarà la prossima grande novità) non si sa qual è il modo giusto per affrontarla. Non lo sanno i genitori e non lo sanno i figli. Dunque confrontarsi pensando di sapere qual è il modo giusto lascia entrambe le parti, in un certo senso, nel torto.
Ma se non sappiamo qual è il modo giusto, ci sono però altre cose che sappiamo. Ad esempio che il nostro corpo e il nostro cervello si formano per gradini successivi e saltare dei passaggi genera dei problemi. Lo abbiamo visto con le attività manuali: anche se molte non sono più necessarie, resta necessario allenare le nostre mani. Quello è uno di quei gradini che non possiamo saltare.
Dunque un consiglio ai ragazzi è presentare anche gli aspetti negativi. Se parlando con i genitori si citano solo gli aspetti positivi si dà l'impressione di sostenere che il proprio punto di vista è quello giusto. Invece mettendo sul tavolo un aspetto negativo e cosa state facendo per affrontarlo dimostrate consapevolezza e non date l'idea di pensare di possedere la verità.
Non si tratta di un trucco retorico per convincere, ma di dimostrare consapevolezza. Per un genitore è fondamentale sapere che i figli usano la tecnologia con consapevolezza.
Un altro consiglio è chiedervi quali sono le vostre motivazioni: perché gioco? quale bisogno soddisfo attraverso i videogiochi? Dopodiché chiedetevi se potete fare qualche altra attività per soddisfare quel bisogno. Se ci sono, chiedete ai vostri genitori di farle. Magari è un corso di disegno, un viaggio, uno sport o costruire una capanna: chiedetelo e spiegate ai vostri genitori l'importanza.
Cercate di rendervi conto se l'abitudine di giocare è sana o no. Sentite la necessità di giocare a tutti i costi? Mangiate di corsa, fate i compiti male e in fretta per andare a giocare il prima possibile? Se è così significa che non è un'abitudine sana.
In tutti i casi, chiedete aiuto. Che sia per svolgere una nuova attività o per limitare una cattiva abitudine, chiedete aiuto ai genitori o agli insegnanti. Non è un segno di debolezza, ma di maturità. Gli adulti vi lasceranno molto più liberi perché sapranno che siete in grado di riconoscere i problemi. Può succedere che le cose sfuggano di mano, a qualunque età. L'importante è riconoscerlo e saper chiedere aiuto.
In conclusione, se volete parlare di videogiochi aumentate la vostra consapevolezza, non siate faziosi nel sostenere le vostre ragioni e chiedete aiuto se necessario.
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