Non sempre è facile distinguere una difficoltà di apprendimento da una semplice lacuna. Ci è capitato spesso di lavorare con bambini che sono riusciti a superare le loro difficoltà recuperando argomenti che non erano stati interiorizzati, magari anni prima. In questo approfondimento vi raccontiamo alcune delle loro storie e vi mostriamo come "curare" (nel senso di 'prendersi cura') lavorando sulla loro competenza.
Non sempre è facile distinguere una difficoltà di apprendimento da una semplice lacuna. Ci è capitato spesso di lavorare con bambini che sono riusciti a superare le loro difficoltà recuperando argomenti che non erano stati interiorizzati, magari anni prima. In questo approfondimento vi raccontiamo alcune delle loro storie e vi mostriamo come "curare" (nel senso di 'prendersi cura') lavorando sulla loro competenza.
In questo episodio:
00:00 Introduzione
06:44 Prendersi cura dei bambini
15:46 La storia del bambino che non conosceva le sue lacune
29:19 La storia del bambino con lacune in tutte le materie
36:01 La storia del bambino che non parlava con nessuno
40:51 Curare con la competenza
"Curare" non significa solo 'medicare', ma anche 'prendersi cura'. Ed è proprio in questa accezione che abbiamo scelto la parola. Alcuni bambini provano ansia e paura quando si confrontano con esercizi e compiti in classe, per questo dobbiamo prenderci cura di loro. Ma come?
Insegnanti, educatori e genitori fanno il possibile per rassicurare i bambini, ma spesso non basta a cancellare queste forti emozioni. Il risultato è spesso che gli alunni non riescono a concentrarsi, non perché non vogliano ma perché la loro mente cerca di distogliere l'attenzione da qualcosa che la fa stare male.
Ormai sappiamo bene che le emozioni sono strettamente collegate con le prestazioni scolastiche. Come ha detto la professoressa Daniela Lucangeli:
Se, quando io imparo e metto in memoria qualche cosa, a livello cognitivo sperimento un'emozione di cui sono anche solo parzialmente consapevole o del tutto inconsapevole, questa emozione traccia i circuiti. Se io sperimento paura, tutte le volte che dalla memoria a lungo termine riprendo il meccanismo cognitivo che ho appreso, accanto all'apprendimento il cervello riporta anche le emozioni che ha tracciato. E quindi se mentre stabilizzo la procedura esecutiva della tabellina dell'otto, ad esempio, metto in memoria che non sono capace di ricordarmela, il sistema va in corto circuito funzionale. Cioè ho una parte che stabilizza e l'altra che stabilizza l'emozione antagonista: "Non sono adeguato". Se io, mentre apprendo, sperimento ansia, sotto la reazione profonda si stabilizza in memoria questa ansia.
Dunque quando un bambino cerca nei suoi circuiti neurali le informazioni relative, ad esempio, alla tabellina dell'otto ritrova anche tutte le emozioni che ha provato nell'impararla. Se le emozioni sono negative si genera un cortocircuito in cui l'ansia e la paura riemergono ogni colta che viene richiesto il compito cognitivo.
Se questi fenomeni sono contemporanei allora si può intervenire non solo "tranquillizzando" il bambino, ovvero intervenendo sulle emozioni, ma anche sullo stesso compito cognitivo. Ovvero si può curare (prendersi cura) attraverso le competenze.
Una famiglia ci ha chiesto aiuto per un bambino che appare da subito molto vispo e partecipe. In matematica, però, ha un andamento molto altalenante e fa errori di cui non è consapevole. Le insegnanti hanno cercato di indagare le ragioni e hanno capito che è molto ansioso e vive male la competizione con sé stesso e con gli altri.
Durante la prima seduta nel nostro studio Rodolfo nota che il bambino cerca continuamente l'approvazione di un adulto, mentre svolge gli esercizi di matematica. Dunque comprende che il problema potrebbe risiedere in alcune lacune, ovvero argomenti passati non adeguatamente compresi e interiorizzati. Ad esempio impiega molto tempo a richiamare alla mente le tabelline, un tempo che durante un compito in classe non sempre c'è.
Questo bambino sapeva, dentro di lui, di non essere abbastanza competente. Per questo tutti i tentativi di tranquillizzarlo fallivano: perché lui sapeva che avrebbe fallito e si sarebbe sentito inadeguato.
La strada per superare questa impasse è recuperare gli argomenti passati con le emozioni positive. Non possiamo lavorare solo sulle emozioni, né solo sul compito cognitivo: bisogna unire i due aspetti.
Il primo passo, siccome eravamo già a fine anno, è stato chiedere al bambino di fare dei piccoli giochi matematici chiedendogli poi di dire se si sentiva in grado di risolverli da solo. L'obiettivo non era ancora potenziare l'apprendimento ma far sì che si rendesse conto di cosa è capace di fare in autonomia e di cosa no. Il messaggio era:riconosci ciò in cui riesci e affronta quei compiti con serenità e scopriamo insieme gli argomenti su cui sei debole e lavoriamoci insieme.
Quando ha iniziato l'anno scolastico nuovo avevamo appena iniziato a lavorare sulle lacune, ma già mostrava più tranquillità perché aveva trovato la consapevolezza di ciò che riusciva a fare in autonomia. Non perché qualcuno glielo aveva detto, ma perché aveva scoperto le risorse che aveva già dentro di sé.
A volte bisogna ricostruire la consapevolezza stessa di poter essere competenti in qualcosa. Non importa se quel qualcosa è o no nel programma scolastico: fosse anche falegnameria, bisogna partire da un argomento in cui il bambino riscopre di poter essere competente e ricostruisce un legame tra emozione positive e apprendimento.
Questo bambino ha grandissime doti e una capacità innata di raccontare storie, ma non riesce a concentrarsi a scuola. Ha difficoltà in tutte le materie e ogni volta che comincia a recuperare le sue lacune in un argomento si ritrova a passare a un'altra materia senza riuscire a consolidare un percorso di apprendimento.
Con il nostro team abbiamo deciso di concentrare il percorso su un solo argomento: la lettura, poiché poteva avere ricadute positive anche sulle altre materie (praticamente in ogni compito in classe ci sono dei testi da leggere e comprendere prima di iniziare a risolvere l'esercizio).
Dopo tre/quattro mesi di lavoro il bambino comincia a comprendere il senso di quello che legge senza fare fatica, di conseguenza può affrontare i compiti con più tranquillità. Famiglia e scuola e ci raccontano finalmente che è scattato qualcosa dentro di lui: ha cominciato a leggere per piacere e ha più serenità.
All'interno del team ci siamo confrontati molto se passare alla matematica o no: il bambino aveva appena scoperto il piacere di leggere e non volevamo portarlo su un argomento in cui si ritrovava di nuovo incompetente. Così abbiamo continuato a lavorare sulla lettura per consentirgli di costruire il suo senso di competenza e sentirsi capace di fare qualcosa. Alla fine questo bambino ha trovato il coraggio per leggere in pubblico, perfino in chiesa durante la messa. A quel punto aveva l'autostima necessaria ad affrontare con fiducia un'altra materia: perché aveva imparato che poteva avere successo.
Il terzo bambino di cui vi raccontiamo aveva grandi difficoltà relazionali. Aveva sempre lo sguardo basso, parlava poco e a bassa voce. Con queste difficoltà stava faticando moltissimo a scuola e aveva ricevuto la diagnosi di un disturbo dell'apprendimento.
Noi lo incontriamo per un progetto sulla matematica. Come sempre impostiamo il percorso di potenziamento sul gioco e in questo contesto il bambino comincia a esprimersi con più facilità. Scopre di essere capace di fare i conti, di essere perfino più bravo di alcuni compagni. Alla fine del percorso è uno dei più bravi e veloci della classe.
Il suo atteggiamento è cambiato, è più acceso e sicuro. E questo senso di competenza in matematica ha innescato dei meccanismi più ampi che lo hanno spinto ad aprirsi, a interagire di più e a migliorare la sua capacità di espressione. Fa ancora molti errori, ma oggi l'obiettivo che contiamo di raggiungere è arrivare al livello di togliere il sostegno.
Ecco i risultati che si possono ottenere ricostruendo il senso di competenza in un argomento. Come dicevamo prima, fosse anche falegnameria se non si trovano appigli nel percorso scolastico. L'obiettivo è far sì che possa dire: sono adeguato, ce la faccio, sono capace di imparare.
Se noi riusciamo a individuare un argomento nel quale far sentire competenti i nostri bambini potremo aprire una porta per farli sentire a proprio agio e ricostruire un legame positivo con l'apprendimento.
Quando un alunno affronta problemi di ansia e paura, cerchiamo di capire cosa le provoca: spesso saranno lacune arretrate che li fanno sentire inadeguati. Anche in assenza di una lacuna individuabile facilmente, troviamo un argomento in cui possano sentirsi competenti, che li accenda e sul quale costruire un rapporto positivo con sé stessi e con l'apprendimento.
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