Molti educatori e insegnanti iniziano l'anno scolastico con entusiasmo, felici di portare le proprie conoscenze e applicare nuovi approcci didattici. Ma si scontrano presto con le resistenze dei colleghi, con le critiche dei genitori o con le difficoltà burocratiche.
Nel primo approfondimento della nuova stagione educativa vi raccontiamo come reagire a queste situazioni mantenendo il proprio entusiasmo, circondandosi di persone che lo condividono e avendo sempre in mente l'obiettivo finale: fare il meglio per i propri alunni. Grazie a questi consigli eviterete lo stress e la sindrome da burnout che molti insegnanti (e non solo) provano e non vi sentirete mai più soli.
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In questo episodio:
00:00 Introduzione
03:01 La solitudine degli insegnanti
10:14 Come superare la resistenza al cambiamento
21:36 Cercate aiuto nella vostra comunità
29:12 Un piccolo esercizio per aiutarvi
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Tra i messaggi che riceviamo dagli insegnanti di tutta Italia, molti parlano di una sensazione di solitudine. Uno di questi, di un'insegnante, ci raccontava che nella sua scuola "nessuno fa il tifo per noi". Una frase che ci ha colpito molto.
Indagando più a fondo abbiamo scoperto che in Italia gli insegnanti sono una delle categorie più a rischio di burnout, ovvero una condizione di stress cronico associata al contesto lavorativo. Uno dei principali motivi di burnout è proprio la sensazione di solitudine.
Per questo vogliamo proporre una riflessione sulla figura dell'insegnante e sul suo fondamentale ruolo sociale, di guida per le nuove generazioni. Dopo i genitori, gli insegnanti sono i primi adulti di riferimento che i bambini incontrano nel loro percorso di crescita.
Il benessere degli insegnanti è un problema di tutti, perché il fatto che non si senta bene si ripercuote sui suoi alunni. Come è facile immaginare, infatti, le prestazioni scolastiche di bambini e ragazzi calano quando l'insegnante è stressato.
Parlando con alcune insegnanti della nostra community abbiamo scoperto che uno dei primi problemi che incontrano è la resistenza dell'ambiente scolastico al cambiamento.
Quando un insegnante torna a scuola entusiasta dopo un corso di formazione o dopo aver scoperto un nuovo approccio didattico, la risposta di colleghi e dirigenti è spesso di chiusura. Una frase che è stata detta a una insegnante da una sua collega è: "Se tu insegni facendo giocare i bambini, poi vogliano giocare anche nelle mie lezioni".
La resistenza al cambiamento è un aspetto umano. Cambiare spaventa, ma è una paura che può essere superata. Anzi, deve essere superata per non lasciare da sole le persone che vogliono mettersi in gioco per migliorare la qualità della scuola.
Chi vuole cambiare deve mettere in conto che troverà resistenza, ma non deve commettere l'errore di sentirsi da solo. Basta guardare oltre la sua scuola per scoprire moltissimi colleghi che la pensano allo stesso modo e scuole che sono riuscite a organizzarsi per migliorare insieme.
Non commettete l'errore di considerare le persone che vi stanno più vicine fisicamente (i vostri colleghi o i genitori dei vostri alunni) come quelle che necessariamente devono essere vicine anche emotivamente. Oggi abbiamo moltissimi strumenti per restare in contatto anche a distanza: cercate conforto in una comunità che si riconosce in valori comuni, non solo che abita o lavoro nello stesso luogo.
Se trovate la vostra comunità (se volete, quella di Biella Cresce vi accoglierà volentieri) potete sentirvi meno soli, condividere le vostre esperienze e ricevere rassicurazioni sul fatto che siete sulla strada giusta.
Questo non significa chiudersi a tutte le critiche: è importante valutarle dal punto di vista razionale, per capire se ci sta suggerendo una strada per migliorare. Ma non bisogna lasciarsi influenzare dalle critiche sotto il profilo emotivo. Non è facile slegare questi due piani, quello razionale e quello emotivo, ma è un passaggio utile a non farsi abbattere rimanendo comunque aperti all'ascolto delle altre opinioni.
Costruirsi una propria cerchia di conoscenze affini per valori e approccio al lavoro è importante per non perdere il proprio entusiasmo. L'entusiasmo è fondamentale nella didattica, perché contagia i propri alunni. Più ancora che proporre l'attività perfetta, è importante proporre un'attività in cui si crede perché i bambini ricorderanno il clima di gioia nel quale l'attività si è svolta e svilupperanno un approccio positivo all'apprendimento.
Il titolo di questo episodio, "Mai più soli", potete considerarlo anche come una esortazione: mai più soli! Quando provate un sentimento di solitudine, non state fermi ma rivolgetevi alla vostra comunità, cercate conforto nei colleghi che credono nei vostri stessi valori anche se questi colleghi insegnano a centinaia di chilometri di distanza. Questo vi aiuterà a ritrovare entusiasmo.
Chi all'inizio resiste al cambiamento potrà accettarlo più avanti. Accade spesso, è una tendenza comune: una novità si diffonde prima tra poche persone entusiaste, poi si diffonde tra le altre persone. Ma solo se le prime riescono a mantenere alto l'entusiasmo.
Se vi sentite soli o pensate che potrebbe succedere nel corso dell'anno, provate a fare questo piccolo esercizio.
1. Prendete un foglio bianco, scrivete al centro "IO" e cerchiatelo.
2. Intorno al cerchio scrivete i vostri valori fondamentali quando pensate al lavoro di insegnate, quelli che vi contraddistinguono nel vostro approccio al mestiere di insegnante.
I valori sono quei temi per cui vi alzereste in piedi in un bar perché a un altro tavolo qualcuno li sta calpestando; possono riguardare la relazione con il bambino, con i colleghi o con i genitori; può essere qualcosa che ha a che fare con le relazioni che instaurate con gli altri, oppure qualcosa che volete trasmettere ai vostri alunni.
Infine fate un cerchio che circondi tutti valori che avete scritto.
3. Considerate il cerchio più esterno come una protezione a difesa dei vostri valori. Chi è giusto fare entrare all'interno di quel cerchio nei momenti difficili? Chi condivide quei valori, perché solo così siete sicuri che non farà danni al vostro mondo interiore.
Se avete scritto "onestà", ad esempio, perché dovreste farvi influenzare negativamente da una persona che non condivide quel valore? Una persona – magari – che avete sentito parlare male di un altra in sua assenza e bene in sua presenza? Una persona che ha queste caratteristiche va ascoltata, perché chiunque può muovere una critica costruttiva e aiutarci a migliorare. Ma non bisogna lasciare che ci ferisca o ci sminuisca.
Questo esercizio non serve a giudicare le persone che non condividono i vostri valori, ma per capire quali sono quelle con cui risuonate meglio, quelle a cui affidarvi nei momenti difficili. Non importa se vivono nella casa a fianco o dall'altra parte dell'Italia.
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