Molti errori commessi a scuola vengono etichettati come "errori di distrazione", ma cosa si nasconde dietro?
La distrazione è spesso il segnale che qualcosa non sta funzionando nel rapporto con l'apprendimento: il nostro cervello toglie automaticamente l'attenzione da qualcosa che lo spaventa o gli crea dolore. In questo approfondimento vediamo perché è importante indagare anche gli errori di distrazione.
In questo episodio:
00:00 Introduzione
03:40 Ridefiniamo gli errori di distrazione
11:20 Le cause della distrazione
27:50 Siamo abituati a stare poco attenti per tanto tempo
42:37 Aumentare la concentrazione con le clessidre
Come dicono spesso Daniela Lucangeli e Margot Mastropieri, due straordinarie ricercatrici di psicologia cognitiva, gli errori di distrazione non sono quasi mai dei veri e propri errori di distrazione. L'errore in generale è un informatore del fatto che l'alunno ha bisogno d'aiuto. Anche i cosiddetti errori di distrazione portano molte informazioni, se ci chiediamo: perché l'alunno non è riuscito a mantenere l'attenzione?
La distrazione è spesso un meccanismo di difesa messo in atto dal nostro cervello quando non vuole "stare" su un'attività che ci crea stress, paura, dolore o altre emozioni negative.
Le cause della distrazione possono essere molte. Vediamone alcune:
Uno dei potenziamenti individuali che teniamo nella nostra sede ha riguardato un ragazzo di nome Matteo con difficoltà a mantenere l'attenzione. Molte volte gli sembrava di aver capito la lezione, ma poi, nel rileggerli, non riusciva a recuperare il filo dell'argomento perché c'erano troppi salti logici. Quindi anche se pensava di essere stato attento, in realtà aveva avuto diversi momenti di distrazione di cui nemmeno si rendeva conto.
Uno studio intitolato Momentary Interruptions Can Derail the Train of Thought ('Le interruzioni momentanee possono far deragliare il treno del pensiero'), apparso sul Journal of Experimental Psychology, ha osservato che un'interruzione di 2,8 secondi può raddoppiare il tasso di errore, mentre una di 4,4 secondi può triplicarlo. Interruzioni di questo genere sono continue: ogni messaggio su Whatsapp e ogni notifica genera questo tipo di pause. A peggiorare la situazione è il fatto che lo stesso comportamento viene osservato di continuo nei genitori.
Matteo si era abituato a restare poco attento, ma per tanto tempo, ovvero mantenere a lungo un basso livello di attenzione. Questo è ciò che accadeva ogni giorno a scuola: per risparmiare energia il cervello di Matteo manteneva l'attenzione strettamente necessaria a comprendere debolmente ciò che diceva il professore.
Accade di continuo anche a noi adulti. Quando ci chiedono se siamo attenti spesso ripetiamo le ultime quattro o cinque parole che abbiamo sentito, ma questo dimostra solo che eravamo attenti lo stretto necessario per comprendere le frasi, non il senso del discorso.
Quando i bambini sono piccoli si concentrano naturalmente sulle attività che gli interessano e dimostrano una grandissima capacità di focalizzazione. Un modo per ricreare quei momenti di altissima concentrazione è usare le clessidre: ovvero chiedere al bambino di rimanere concentrato su un'attività per un tempo limitato, indicato dalla clessidra, e poi concedere del tempo di riposo.
Sapere che lo sforzo richiesto è limitato nel tempo permette di non risparmiare energie, invertendo il meccanismo per cui tendiamo a rimanere poco attenti per tanto tempo: in questo caso chiediamo al bambino di stare molto attento per poco tempo.
Le clessidre sono ideali perché, a differenza dei timer digitali, non creano l'ansia del suono al termine del tempo. Inoltre se si mette il timer sul cellulare c'è la possibilità di ricevere notifiche e venire deconcentrati.
Link utili:
- P.T. Davies, M.J. Woitach, M.A. Winter and E.M. Cummings, Children's Insecure Representations of the Interparental Relationship and Their School Adjustment: The Mediating Role of Attention Difficulties https://www.jstor.org/stable/pdf/27563570.pdf
- E.M. Altmann, J.G. Trafton, D.Z. Hambrick, Momentary Interruptions Can Derail the Train of Thought https://interruptions.net/literature/Altmann-JExpPsycholGen14.pdf
- N.A. Bradbury, Attention span during lectures: 8 seconds, 10 minutes, or more? https://journals.physiology.org/doi/pdf/10.1152/advan.00109.2016
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